A San Zeno di Montagna, l’architetto Giovanni Cenna ha realizzato un interessante complesso di quattro ville unifamiliari. Il luogo è ricco di elementi paesaggistici di rilievo: se si guarda il lago di Garda, alle spalle sale il pendio del monte Baldo. L’area sulla quale insiste il progetto è di forma triangolare: si apre verso il lago, si chiude a nord ai bordi della zona boscosa. Attorno, un insediamento di villette disposte in modo casuale.
I primi schizzi sembrano esprimere la volontà di realizzare un progetto in cui le singole unità abitative, con lievi variazioni di forma, tendono ad un disegno unitario. L’unitarietà viene abbandonata nella versione definitiva a favore di una scelta che privilegia l’iterazione. Il terreno, caratterizzato da salti di livello, suggerisce l’orientamento dei manufatti. Modellato con muri in pietra Giallo Torri, il suolo va a disegnare la distribuzione funzionale che privilegia l’ indipendenza degli accessi. Tra le curve di livello si ancorano le singole ville. Lo stesso principio insediativo definisce lo spazio per la piscina: uno specchio d’acqua racchiuso tra i muri che vanno a regolarizzare i terrazzamenti.
Si leggono i caratteri della contemporaneità, pur conservando l’eco delle tradizioni architettoniche, ad esempio nell’utilizzo di materiali come la pietra. La chiarezza architettonica e i riferimenti alla contemporaneità del progetto sono il frutto di una ricerca che ha saputo interpretare le normative comunali in modo tale da non subirne le restrizioni, tese a riferirsi ad una “malintesa tradizione”. Le indicazioni di Piano e delle Norme Attuative del Comune, soprattutto per quanto riguarda il dettaglio, sono ancorate a una visione conservativa-prudente, dalla quale il progettista ha saputo liberarsi per esprimere compiutamente il proprio pensiero architettonico.
Lo schema compositivo crea una netta distinzione volumetrica accentuata dall’uso di materiali diversi: il volume ipogeo (come pure i muri di contenimento) è rivestito in pietra Giallo Torri, proveniente da una cava di Crero. Lo spessore utilizzato, circa 18 centimetri, corrisponde a quello di estrazione del materiale. Il solaio superiore del volume ipogeo prosegue sul terreno del livello più alto creando un “terrazzo” sul quale insiste un volume libero su tutti i lati, volume rivestito completamente in rame che va ad assumere un carattere di autonomia rispetto al terreno “modellato”. L’inclinazione del tetto suggerisce l’andamento del terreno. Nessun elemento tecnico spicca dalla copertura, ottenendo così una linea perfettamente pulita.
Il volume di pietra (primo livello) ospita la zona notte le cui camere da letto si aprono verso il giardino e il lago lasciando nella parte contro terra gli spazi serventi. Uno spazio unico al piano superiore è destinato alla zona giorno; completamente vetrato è il prospetto che si apre in una terrazza panoramica sul lago. Un volume centrale completamente staccato dalle pareti racchiude l’ ascensore e gli arredi fissi della zona pranzo e soggiorno. Sebbene la continuità spaziale sia dominante, si delineano chiaramente due ambiti distinti.
Il volume della scala tra i due piani si pone come elemento di raccordo autonomo da quelli principali: solo lo spessore della copertura lo avvolge come un nastro. Le superfici vetrate la rendono visivamente permeabile e l’effetto è di una sorprendente contiguità tra gli spazi aperti.
Le ville presentano una concezione ambientale/energetica complessiva orientata alla sostenibilità: sono in classe A (37,9 kW/mq anno) ed hanno un sistema basato sulla geotermia, pompa di calore, fotovoltaico, caldaia a condensazione e a legna, in grado di dialogare tramite la domotica. La semplicità delle geometrie è sottolineata dal continuo gioco di pieno-vuoto o luce-ombra che rendono vibrante il tutto. Nessun dettaglio costruttivo sfugge al controllo che domina la costruzione: chiara la pianta come pure le sezioni.
Il progetto rappresenta l’incontro tra due modi di costruire: il primo che tende a creare un equilibrio “leggero” tra rame, vetro, luce, e il secondo a raccontare attraverso il peso della pietra una storia radicata “pesantemente” alla naturalità. Come dice Calvino nelle “Lezioni Americane”: “Possiamo dire che due vocazioni opposte si contendono il campo [della letteratura] attraverso i secoli: l’una tende a fare del linguaggio un elemento senza peso, che aleggi sopra le cose come una nube, o meglio un pulviscolo sottile, o meglio ancora come un campo di impulsi magnetici, l’altra tende a comunicare al linguaggio il peso, lo spessore, la concretezza delle cose…”. Si legge inoltre in questo progetto la volontà di non dare indicazioni perentorie nei confronti della vita quotidiana che lì si svolgerà, ma sembra poter sopportare, senza snaturarsi, la personalità di chi ne farà la propria casa. •