Gusto Artigianale

Una “agrigelateria” è l’occasione di una ricerca progettuale che dal più piccolo dettaglio si riflette nella totalità dell’opera

Testo: Oreste Sanese
Foto: Nicolò Galeazzi
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Ormai da qualche anno vediamo continuamente nascere nuovi tipi di funzionalità alle quali adattare gli spazi, dettati dalle esigenze e dagli interessi in evoluzione della collettività. Sono apparsi i primi negozi per la vendita delle sigarette elettriche, per non parlare dell’enorme diffusione delle catene dei ristoranti giapponesi, che stanno riscuotendo sempre più successo. Novità, però, che non sono germogliate da una qualche tradizione architettonica, ma che si sono sviluppate prive di legami con un riferimento linguistico sedimentato. Di conseguenza, gli architetti si sono spessi trovati nella difficoltà di dover progettare questi ambienti completamente da zero.

Nel nostro caso si parla di una agrigelateria, destinazione d’uso potenzialmente pericolosa per la qualità di questi spazi commerciali, poiché alcuni potrebbero pigramente suggerire soluzioni di scarsa qualità, non ritenendola degna delle dovute attenzioni progettuali. Altri invece potrebbero considerarla affine e conforme ad altre tipologie, cadendo in una errata emulazione.
Al contrario, lo studio Bricolo Falsarella Associati ha iniziato a chiedersi in primo luogo cosa fosse un’agrigelateria, cosa la differenziasse dagli altri tipi di rivendite e quali potenzialità andassero incontro alle esigenze dei committenti. L’azienda Corte Vittoria aveva deciso di avviare un processo di trasformazione della grande quantità di latte fornita dai bovini del proprio allevamento. Per tale scopo, necessitava di nuovi spazi adeguati non solo alla lavorazione e all’esposizione di formaggi, salumi, gelati e confetture, ma anche a servizio del pubblico.
Il nuovo punto vendita ha la particolarità di essere a contatto diretto con il laboratorio di produzione, a ridosso dello stabilimento della propria stalla, con oltre 150 mucche.

Ci troviamo a Custoza nella splendida Valle dei Molini dove scorre il fiume Tione, le colline moreniche disegnano gli orizzonti, mentre l’Ossario domina dall’alto il paesaggio. L’area è indubbiamente fortunata dal punto di vista paesaggistico: lo scenario delle colline di Custoza è meta consuetudinaria di passeggiate, soprattutto nella bella stagione, grazie alla vicinanza con il centro abitato.
Entrati nell’agrigelateria, la prima impressione è quella di trovarsi in un ambiente accogliente, che predispone alla sosta per il consumo dei prodotti alimentari. La luce penetra generosamente dalle vetrate sul fronte dell’accesso e dallo shed esposto a sud, il bianco delle pareti e il colore chiaro del legno di abete degli arredi sottolineano la purezza degli ambienti. Sul fondo sono disposti il bancone dei gelati e quello di salumi e formaggi, mentre le confetture e altri prodotti sono disposti su mensole a parete. L’attenzione viene però catturata dalla grande finestra che si affaccia sul laboratorio: si apre così una narrazione in grado di raccontare in maniera diretta il processo della lavorazione “a kilometro zero”, coinvolgendo gli avventori nella conoscenza dell’attività dell’azienda, fortemente legata al territorio e alla propria artigianalità.

Muovendosi in questa direzione, ogni elemento è pensato dai progettisti con soluzioni altrettanto artigianali, in consonanza con lo spirito del progetto. La ricerca di valore aggiunto si manifesta anche nel più piccolo dettaglio che, riflettendosi nella totalità dell’opera, riesce a donarle quell’indispensabile carattere uniformante. Per le insegne e l’infografica, è stato appositamente disegnato un elegante font, pensato in funzione della sua modalità di realizzazione. Dei comuni tondini di ferro, solitamente utilizzati per le armature, vengono con estrema semplicità piegati a caldo a formare le varie lettere e simboli, e infine agganciati su tavole di legno di abete spazzolato per risaltarne la matericità.

Nello spazio aperto antistante l’agrigelateria, alle spalle dell’abitazione della famiglia Tabarini proprietaria dell’azienda, è a disposizione dei consumatori un ampio spazio verde, in parte definito come area gioco per bambini e in parte organizzato da un grande tavolo circolare in legno, ben ombreggiato da cinque carpini disposti geometricamente al suo interno. La sua forma singolare nasce con l’obiettivo di richiamare quell’idea di corte da cui l’azienda prende il nome, cercando di rappresentare un luogo destinato alla socialità.

Tale elemento diventa soggetto del fenomeno architettonico perché riesce da solo, sfruttando una banale esigenza funzionale – la necessità di arredi per lo spazio aperto – a diventare occasione di ulteriori potenzialità, in quanto episodio del progetto inteso come spazio di aggregazione confortevole e ospitale, dove si è quasi costretti a creare relazioni, prima con le altre persone, poi con il paesaggio naturale circostante che si apre alla vista.

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