Proiezioni edificanti

La ricostruzione del cinema-teatro parrocchiale di Cadidavid dà luogo a un edificio complesso, coerente e rispettoso del contesto

Testo: Nicola Tommasini
Foto: Diego Martini
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Il nuovo cinema-teatro di Cadidavid, inaugurato nei mesi scorsi dopo un lungo iter 1 e oggi già in piena attività, si inserisce nel tessuto urbano del sobborgo cittadino riempiendo in maniera coerente e convincente il vuoto lasciato dalla demolizione della precedente fabbrica.

Grazie a due diverse giaciture planimetriche, all’allineamento dei fronti e alla compenetrazione dello spazio interno dell’edificio con quello urbano dello piazza, il progetto dello studio MoMa svela la doppia natura dell’edificio, composto da due “scatole” compenetrate. La prima, quella esterna, è un volume netto, massivo, completamente rivestito in mattoni e a cui in progetto affida il dialogo con la piazza e il tessuto circostante. È un volume grezzo, il cui rivestimento in mattoni fa emergere, sottotraccia, anche un altro tema del progetto, ovvero un carattere quasi archeoogico legato alle preesistenze rinvenute nell’area 2. Il rivestimento delle facciate in mattoni a corsi alternati con diversa sporgenza, infatti, si presenta come un non finito, come quegli edifici incompiuti e sospesi nel tempo in attesa di uno strato rivestimento decorativo esterno finale: una chiara allusione al processo di trasformazione e stratificazione dell’area di cui questo progetto rappresenta l’ennesima e attuale “rinascita”.

Il progetto dà a questo volume il compito di avvolgere la scatola interna, completando e definendo l’angolo tra la piazza Roma e la via laterale e confrontandosi con la chiesa con un approccio rispettoso, nel chiaro intento di rimarcarne il ruolo subalterno e di dipendenza (la struttura era storicamente e rimane della parrocchia). Il lavoro di modellazione del volume esterno, in questi termini, ha determinato anche un’attenta valutazione dell’altezza del fronte sulla piazza, tenuto sollevato rispetto al piano urbano e mantenendo l’altezza massima appena sotto la trabeazione della facciata della chiesa. Il prospetto laterale è invece caratterizzato dalla linea continua di gronda che accompagna i volumi a raccordarsi percettivamente con quelli più bassi degli edifici della via.

Il fronte principale, altrimenti forse troppo scarno e duro, è perturbato da una sorta di bow-window – ideale allusione all’occhio della sala di proiezione cinematografica – che ne arricchisce l’immagine e recupera l’allineamento con la chiesa.

La scatola interna è quasi interamente nascosta rispetto all’esterno, ed ha una natura opposta. Essa contiene il foyer, la platea per gli spettatori, il palco con lo schermo cinematografica e il retropalco con i servizi. Se l’esterno si mostra ruvido, vibrante e materico (con i pannelli prefabbricati in cemento armato a vista nei punti lasciati aperti dal rivestimento), gli spazi interni si rivelano più caldi, levigati e preziosi, frutto di un lavoro accurato di scelta dei materiali e di incessante cesellatura dei dettagli.
Il dialogo tra le due scatole è molto evidente anche in pianta, grazie alla leggera torsione reciproca che consente di mediare tra le diverse giaciture del contesto: l’asse della chiesa e quello della via Vittorio della Vittoria. La scatola esterna è parallela alla via, mentre quella interna della sala si allinea con la chiesa; si determina così un sottile gradiente tra le facciate del cinema e della chiesa, rispettando il rapporto gerarchico tra le due.

L’assetto morfologico così definito consente di ricavare una sala con 248 posti a sedere, il palcoscenico con lo schermo e il retropalco e una sala parrocchiale polivalente (in attesa di completamento) nella parte superiore del volume sulla piazza. La rotazione planimetrica ha consentito inoltre di creare degli spazi interstiziali tra le due scatole, funzionali all’intera struttura: sull’angolo tra la piazza e la via laterale è posto l’ingresso indipendente e la scala di accesso alla sala polivalente, mentre sul versante opposto verso la chiesa sono ricavati i servizi, un piccolo bar e la sala regia. La fabbrica è poi staccata dal fronte laterale della chiesa, ricavando uno spazio compresso e allungato (funzionale anche ai percorsi di sicurezza) che sfocia nella piazza in corrispondenza di una sottilissima fessura lasciata tra i due edifici.

La scatola esterna in mattoni, come detto, è rialzata rispetto al piano urbano da uno zoccolo in cemento armato prefabbricato di colore marrone scuro (scelta – quella del prefabbricato – quasi obbligata per far tornare tempi e costi di realizzazione complessiva). Di fatto, la parete in mattoni appare sospesa sulla vetrata del foyer che diviene, anche grazie alla pavimentazione in porfido in continuità con quella della piazza, una sorta di prosecuzione dello spazio urbano all’interno del cinema.

La sala è raggiungibile da un percorso duplice che dal foyer, tramite un setto centrale, si divide tra un corridoio con una pendenza minima in discesa verso il palcoscenico, per accedere alle poltrone del settore più basso, e alcuni gradini che portano direttamente alla sommità della parte gradonata (va da sé che lo studio della perfetta visibilità da ogni punto della sala sia un principio posto all’origine del progetto). Nella parte inferiore della sala, le file delle poltrone sono sfalsate tra loro, mentre nella parte gradonata a maggior pendenza i posti sono allineati.

Il palcoscenico è sormontato dal vano tecnico della torre scenica, interamente compresa all’interno della scatola esterna in mattoni e commisurata alle esigenze di una struttura come questa. Al suo interno trovano posto tutte le attrezzature specifiche (teatrali ma anche cinematografiche, con lo schermo avvolgibile che viene calato dall’alto in prossimità della parte anteriore del palco). Dal fondo del palco si accede ai camerini, per i quali è ricavato un apposito ingresso dal cortile retrostante in prossimità dell’asilo parrocchiale.

L’acustica della sala è particolarmente curata, sia dal punto di vista dell’isolamento rispetto all’esterno e sia per quanto riguarda il comfort interno, grazie anche al pavimento in rovere, alle poltrone interamente in tessuto e al controsoffitto realizzato con teli fonoassorbenti. Ma gran parte della correzione acustica viene svolta da speciali pannelli montati a parete, realizzati con una sorta di “vassoi” in lamiera microforata riempiti al loro interno con lana di roccia e staccati dal muro retrostante da un’intercapedine capace di disperdere e trattenere le onde sonore. Tutti questi accorgimenti nascono con precisi obiettivi funzionali, ma contribuiscono con la definizione dei materiali, delle cromie e soprattutto dei dettagli, a creare una sala dal ricercato carattere grafico: il tutto a partire da materiali comuni, di facile reperimento e non particolarmente costosi. I pannelli fonoassorbenti alle pareti, ad esempio, hanno consentito ai progettisti di “disegnare” dei prospetti interni leggeri, giocati sul rapporto tra il legno utilizzato nelle parti basse (in corrispondenza delle uscite di sicurezza e delle relative bordature) e l’elegante tono di azzurro scelto per le lamiere microforate che misurano, grazie al passo delle fughe, lo spazio della sala.

Avvicendamenti e iter progettuale, disegno degli interni della sala, uso dei materiali e composizione esterna testimoniano un lavoro – come raccontatoci da Amedeo Margotto – piuttosto impegnativo e laborioso, che ha impegnato lo studio MoMa negli ultimi tre anni, ma da cui emerge in maniera chiara la capacità di affrontare le diverse problematiche derivanti dal progetto e di trovare tra di loro una sintesi, di intenti e di risultati, significativa.

LOCALITÀ:
Committente
Parrocchia San Giovani Battista
Cadidavid (Verona)


Progetto architettonico e direzione lavori
MoMa associati
arch. Amedeo Margotto
ing. Giovanni Montresor


Strutture
ing. Giovanni Montresor
ing. Thomas Dusatti

Gruppo di progettazione
p.i. Franco Bonato (imp. meccanici)geom. Marco Caporali (sicurezza)Cervi Associati (acustica)
dott. Pier Silvio Compri (geologia) ing. jr. Mirco Mattioli (imp. elettrici e speciali)


Responsabile unico del procedimento
arch. Ernesto Pisani


Imprese
Progress Group (BZ)
Edile srl (VR) – Alpiq (VR) Cinearredo (BG) – Codrignani (MI)
Digitronic Service (TV) – GSG (VR) Italtecnica (PD) – Prea (VR)
Seal (VR) – Tecnocop (VR)

Cronologia
Progetto: 2014-2015
Realizazione:
agosto 2015-settembre 2017