Pubblico, evocativo, simbolico

Dagli archivi di AV, 2012: il restauro della vasca natatoria rappresenta un prezioso frammento del progetto di David Chipperfield Architects per l’Arsenale

Testo: Angelo Bertolazzi
Foto: Alessandra Chemollo/ORCH
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Per chi viene da Castelvecchio, attraversato il Ponte Scaligero, il primo edificio che cattura l’attenzione è la palazzina di comando dell’Arsenale Austriaco, che con le sue torri merlate e le sue facciate a fasce alternate di laterizio e di pietra gialla, richiama immediatamente alla grande stagione del romanico veronese e alla cultura austriaca che con la sua architettura militare diede un nuovo volto alla città.

Il complesso dell’Arsenale tuttavia non comprendeva solo la serie degli edifici all’interno del muro di cinta, ma ne faceva parte integrante lo Stabilimento della Scuola militare del nuoto, ad uso della numerosa guarnigione austriaca di stanza a Verona. Il complesso, progettato tra il 1849 e il 1856, venne realizzato nel 1864 dopo tre anni dall’ultimazione dell’Arsenale, secondo un impianto molto semplice: una vasca quadrata circondata da un basso muro di cinta, a cui erano addossati gli spogliatoi sul lato sud-est, sul quale era presente un avancorpo che probabilmente costituiva l’accesso all’impianto.

Dopo l’annessione del Veneto e di Verona al Regno d’Italia nel 1866 lo Stabilimento venne a perdere gradualmente la sua funzione, in relazione al ridursi dell’importanza strategica della città e quindi della riduzione della guarnigione stanziata. Nel periodo tra il 1923 e il 1935, all’inizio della trasformazioni che vedranno la Campagnola trasformarsi nel quartiere Trento, l’impianto venne radicalmente trasformato: nel 1935 gli edifici vennero demoliti e rimase solamente la grande vasca, ridimensionata rispetto alla precedente, inserita nel nuovo parco pubblico sul lungadige Cangrande. L’area venne poi trasformata nel primo parco giochi della città, secondo le previsioni del Piano Marconi del 1949 e adottato nel 1954.
Dello Stabilimento non sono rimaste tracce, ma da alcune foto scattate nel 1919 dal dirigibile Angelo Berardi, si può comprenderne l’esatta forma e consistenza. Un’altra immagine, scattata da Moritz Lotze nel 1866, che inquadra la palazzina di comando dell’Arsenale, fa vedere l’angolo del recinto e si può notare come il muro di cinta fosse realizzato negli stessi materiali del vicino Arsenale, cosa che dimostra come i due progetti fossero parte di un unico grande intervento.

Verso una nuova vita

L’area della vasca ha conosciuto nel corso degli anni un progressivo peggioramento, sia per il generale declino degli spazi pubblici cittadini, sia per l’aumento del traffico che ha ‘ritagliato’ il parco giochi, la vasca e il complesso dell’Arsenale in una serie di isole quasi indipendenti. A partire dal 1995, anno in cui il Comune ha ricevuto dal Demanio Militare la proprietà dell’Arsenale, si è iniziata sentire la necessità di un recupero dell’intera area dell’Arsenale, vero e proprio polmone verde del quartiere Trento (la cui crescita rapida e incontrollata negli anni ’60 e ’70 ha dimenticato il verde) e risorsa per l’intera città, soprattutto per la posizione prossima a Castelvecchio e al centro della città.

Nel 1999 lo studio David Chipperfield Architects si aggiudicò il concorso per la riqualificazione dell’Arsenale, il cui masterplan venne approvato dal Comune nel 2006. Il progetto prevedeva sia il recupero delle strutture storiche, liberate dalle aggiunte della metà del ‘900, che la costruzione di nuovi volumi. L’Arsenale avrebbe dovuto ospitare in questo modo una serie di attività e di funzioni (Museo di Storia Naturale, Città dei bambini, . La palazzina Comando, all’entrata dell’Arsenale, avrebbe dovuto accogliere la biblioteca e le collezioni di armi e monete antiche del Museo di Castelvecchio, mentre diverse attività commerciali e un parcheggio sotterraneo da 500 posti avrebbero completato il progetto. Il masterplan prevedeva anche la sistemazione del verde interno ed esterno all’Arsenale, tra cui l’area della vasca e il parco giochi, collegati da una passeggiata con il Parco dell’Adige nord.

Mentre il progetto dell’Arsenale, forse troppo impegnativo per il Comune, è stato abbandonato, quello della risistemazione della vasca è andato avanti, fino alla sua inaugurazione nel settembre 2011.
Il progetto di restauro e recupero funzionale della vasca rientra in un progetto di risistemazione dell’area antistante l’Arsenale volto a migliorare la connessione “ottica” e pedonale con Castelvecchio attraverso il collegamento del ponte scaligero. Per ottenere questo si è operata una sensibile riduzione degli spazi asfaltati di piazza Arsenale, in modo da collegare la vasca con il parco giochi e l’Arsenale. La strada chiusa tra il parco e la vasca diventa un area a verde pubblico che si lega anche a quella compresa tra la doppia strada di collegamento con il Ponte Scaligero. Il tutto diventa in questo modo un’ampia “isola verde” della superficie di circa 13.500 mq, di collegamento tra Castelvecchio e l’Arsenale.

L’intervento sulla vasca è stato solo in parte di restauro per la fontana monumentale in corrispondenza dell’angolo Sud e per le due teste di leone in altorilievo poste ai lati della scala sul bordo vasca sul lato Nord-Est, mentre il corpo stesso della vasca è stato profondamente trasformato. Il fondo è stato rialzato passando da una profondità di un metro a pochi centimetri vicino alla riva, mentre al centro è di 40 centimetri. La superficie è rivestita in lastre di basalto nero, in modo da aumentare l’effetto specchio creare un’illusione ottica sulla percezione della reale profondità della vasca. Per rinforzare il bordo esistente in pietra di Prun (vincolato dalla Soprintendenza) all’esterno viene prevista una cintura in lastre di pietra bianca di Prun mentre all’interno viene generato un camminamento nel medesimo materiale. L’utilizzo di un manto erboso che circonda la vasca, in sostituzione della pavimentazione in asfalto e del sottostante ciottolato, ormai irrecuperabile, ha il duplice scopo di isolare visivamente la vasca attraverso il contrasto cromatico bianco/verde e allo stesso tempo di legare l’area con il resto del parco.

Il progetto, dopo la sua inaugurazione, si è rapidamente trasformato in un interessante luogo collettivo, apprezzato e frequentato dai cittadini, in particolare dai giovani, i quali gradiscono l’assenza di barriere fisiche, quali aiuole, cordoli, vialetti, e la presenza del grande specchio d’acqua nel quale è possibile camminare e giocare, proprio per la sua ridotta profondità. Questo fatto, oltre che evidenziare la bontà del progetto, permette di aprire una serie di considerazioni sull’utilizzo degli spazi pubblici e le aree verdi di Verona. La città, rispetto ad altre situazioni nel Veneto, è dotata di un sistema di piazze che sarebbe in grado di generare un interessante tessuto di vuoti urbani, alla cui varietà morfologica e storica potrebbe corrispondere un’altrettanta varietà di utilizzo e quindi di progetto. Alle piazze storiche come la Bra, piazza Erbe, il sistema di piazze che ruota attorno ai palazzi scaligeri, i numerosi sagrati delle chiese veronesi, si aggiungono una serie di vuoti interstiziali che necessitano di un progetto, se non la loro creazione ex-novo, soprattutto nei quartieri fuori le mura, per non parlare del famoso Parco delle Mura, le cui potenzialità non sono ancora state riconosciute completamente. La ricca dotazione di spazi pubblici della città, nel senso di spazi vuoti, necessita di un progetto aperto, capace di comprendere la storia e le potenzialità del luogo, facendo ripartire quel processo di stratificazione che ha reso così celebre nel mondo la piazza italiana.

Quando nel 1935 era stato pensato il giardino attorno alla vasca, la cultura dell’arredo urbano di impronta ottocentesca era ancora viva: ad esso era richiesta la realizzazione di ambienti gradevoli, fatti di vialetti, aiuole, fontane e panchine, disegnati in modo minuzioso in tutti i loro dettagli e dove il concetto di decoro era sia un valore estetico, che rifletteva le aspettative dei cittadini e il loro modo di vivere questi spazi. Oggi la forma di utilizzo degli spazi pubblici è molto cambiata, perché è cambiata la società e questo richiede un differente approccio nel pensarli e realizzarli. Probabilmente oggi – soprattutto tra i giovani – si preferisce sedersi sul prato e in riva ad uno specchio d’acqua, piuttosto che su di una (a volte non molto comoda) panchina finto-liberty. Come testimoniano gli esempi di alcune capitali europee, Vienna, Parigi, Barcellona o Berlino, si sente sempre di più la necessità di spazi aperti nei quali il progetto sia in grado di rendere possibile un utilizzo che indefinito e non, come il secolo scorso, sistemato in tutti i suoi dettagli formali e di regole d’uso. Questo non significa rinunciare al progetto dello spazio pubblico, che ripetiamo è assolutamente fondamentale, o peggio a disegnare spazi amorfi, facilmente ripetibili ovunque e comunque, ma significa ridare centralità al pubblico, cioè a quel variegato e a volte imprevedibile fruitore di questi vuoti, che rappresenta forse l’elemento più importante nel progetto di questi spazi. Pubblici, per definizione.

LOCALITÀ:
COMMITTENTE
Comune di Verona


PROGETTO ARCHITETTONICO
David Chipperfield Architect, Londra/Milano
Sir David Alan Chipperfield (Titolare)
Giuseppe Zampieri (Direttore e Amministratore)
Cristiano Billia (Associato)


RESPONSABILI DI PROGETTO
Cristiano Billia, Giuseppe Sirica (prog. preliminare)
Andrea Cocco (adeguamento prog. preliminare, prog. definitivo, prog. esecutivo)
Carlo Gaspari (assistenza alla direzione lavori)
STRUTTURE
SM ingegneria, Caselle di Sommacampagna


IMPIANTI:
TIFFS, Padova


IMPIANTI FONTANA
Delta Engineering, Molina di Malo


DIREZIONE LAVORI
Ing. Claudio Modena
CRONOLOGIA
1999, concorso
2000/2007, masterplan, progetto preliminare generale, adeguamento progetto preliminare
2008/2009, progetto definitivo ed esecutivo
2010/2011, realizzazione


SUPERFICI LORDE
2.258 mq vasca natatoria
4.000 mq verde