Una contrada tra città e fiume

Una coraggiosa e lungimirante operazione di riordino urbano dà luogo a un intervento incentrato su un nuovo spazio pubblico aperto, fulcro dell’intero progetto

Testo: Nicola Brunelli
Foto: Giampietro Rinaldi
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Osservandolo dal percorso pedonale sull’alta sponda dell’Adige, l’intervento realizzato dall’architetto Zerman appare senza dubbio ben calibrato e ben inserito nel contesto urbano di cui è divenuto parte integrante, contribuendo in maniera determinante a ristabilire la giusta relazione formale tra l’edificato e l’imponente argine in mattoni del fiume: un rapporto peraltro compromesso da alcuni recenti interventi edilizi limitrofi che, con forme malamente frastagliate, ne avversano erroneamente il rigore formale.
Esito di una coraggiosa e lungimirante operazione di riordino urbano, il complesso “Contrada delle Monache” comprende residenze e uffici, ma anche al piano terra alcuni spazi commerciali e un ristorante. Ci troviamo a Legnago, nel suggestivo luogo di confine tra la città e il fiume definito “Passeggio” (attuale via della Repubblica), ampia e frequentata via che segue l’andamento del fiume, all’ombra dei possenti argini che la sovrastano abbondantemente, in altezza, e dove in passato si affacciavano palazzi signorili.

Il progettista, accortamente, ha dapprima risolto i nodi urbani che il luogo presentava, tramite l’uso razionale di nuove forme planimetriche che ridisegnano il lotto e individuano uno spazio pubblico. La raccolta piazzetta che si apre sul “Passeggio”, delimitata dalle sagome degli edifici di progetto, si dimostra infatti una scelta insediativa brillante che valorizza questa porzione del tessuto cittadino. La realizzazione di questo spazio aperto e accessibile infatti, risulta fondamentale per l’arricchimento non solo urbano e architettonico, ma anche sociale dei luoghi.
La piazza è indubbiamente un luogo interessante, caratterizzato da un linguaggio chiaro ed essenziale, ottenuto con l’inserimento di pochi elementi: la fontana a sfioro su due livelli, di forma ottagonale e orientata secondo i punti cardinali; un prato semi circolare delimitato da una possente lama in ferro al cui interno prende forma una sorta di esedra naturale, composta da quattro olivi secolari, utili nei mesi estivi per ombreggiare le vicine panchine e, infine, una semplice pavimentazione in pietra bianca e porfido.

Oltre la piazza, sul lotto di forma rettangolare, si elevano due edifici di quattro piani fuori terra ciascuno, il cui impianto planimetrico dà origine ad una forma a T asimmetrica, che intersecandosi a sua volta con un edificio a doppia altezza, diviene una sorta di H irregolare.
Gli edifici mostrano nell’impianto planimetrico, ma soprattutto nella composizione dei prospetti, una pulizia formale e un rigore geometrico che stabiliscono eccellenti legami gerarchici tra i vari elementi che compongono l’insieme architettonico.
Il fabbricato principale si conclude con tre facciate di testa simili, ma non uguali; esse differiscono infatti tra loro per importanza e ruolo urbano. Il fronte che si affaccia sull’argine si smaterializza verso l’alto grazie al progressivo aumento delle forometrie, generando uno stretto dialogo con il fiume; il fronte prospiciente il vicolo pedonale si mostra invece imponente, tanto da distogliere l’attenzione dall’anonimo intorno. Infine il terzo fronte, più severo e chiuso, rappresenta un evidente segno di distinzione nei confronti degli edifici limitrofi, con i quali volutamente non stabilisce alcun rapporto formale o funzionale.

I prospetti laterali sono scanditi da proporzionati spazi vuoti che formano delle eleganti logge, che, grazie anche al gioco di luci e ombre che generano, movimentano e scandiscono il ritmo di una composizione di facciata molto ordinata e altrimenti troppo statica.
Al piano terra il prospetto è caratterizzato dal bugnato in pietra serena, interrotto solamente dalla presenza delle ampie vetrate dei negozi.
In questi prospetti, dove regnano sovrani l’ordine e la simmetria, non vi è alcun legame tra le scansioni delle vetrate del piano terra ed il ritmo delle finestre dei piani soprastanti, sicuramente per palesarne la diversità di funzione, ma anche chiaro riferimento alla classica tripartizione basamento-corpo-coronamento.

Nella composizione degli alzati viene posta particolare attenzione ai dettagli formali degli elementi architettonici utilizzati, come dimostra visibilmente il disegno degli elementi lapidei che contornano le finestre, evidente rivisitazione moderna delle raffinate cornici dei palazzi del passato. Tale cura del dettaglio è ricercata, ma non è mai fine a se stessa o maniacale e, come note in uno spartito musicale, i diversi elementi architettonici utilizzati, insieme formano una armonia sinfonica chiara ed efficace, che caratterizza il progetto per la pulizia formale e per l’eleganza di una classicità rivisitata con canoni moderni. L’immagine del cornicione-gronda con cui terminano i prospetti laterali degli edifici più alti, è intelligentemente alleggerita dalla dinamica presenza delle ombre generate dalle riseghe illuminate dal sole. La soprastante copertura in rame ha una sezione simmetrica, originata dall’intersezione geometrica di due ellissi.

Le facciate dei corpi più bassi non hanno parti sfondate, ma il dinamismo del prospetto è comunque garantito dalla presenza di alcuni volumi in aggetto, come i bow-window del ristorante sul lato piazza e la grande vetrata posta sul lato opposto che guarda sul percorso pedonale. Per l’equilibrio dell’intero complesso, l’edificio a due piani fuori terra che ospita il ristorante riveste una notevole importanza: esso infatti delimita la piazza con un prospetto caratterizzato dalla presenza cadenzata di puntoni metallici binati, che sorreggono la pronunciata gronda della copertura curva e sottile, anch’essa in rame. La stessa cura del dettaglio che caratterizza l’intero complesso è stata riservata dall’arch. Zerman all’allestimento interno del ristorante.

Oltrepassato l’ingresso vetrato, il visitatore è accolto dal bancone in calcestruzzo, presenza scenografica che cattura l’attenzione e accompagna lo sguardo sulla cucina a vista, oltre la vetrata che la separa dalla sala da pranzo. L’elegante contrasto tra il nero dei pavimenti in ardesia e delle pareti e il bianco del soffitto raggiunge il massimo di raffinatezza al piano superiore, grazie anche alla luce ben calibrata dei lampadari. Particolarmente suggestiva risulta il “recinto”, dove le “pietre sacre” sono state sostituite da elementi verticali in calcestruzzo lavato, di scarpiana memoria. Alla scala urbana, le tre piccole case a schiera poste sul lato opposto al fiume, che completano l’intervento, mostrano correttamente una architettura più misurata e introversa.

LOCALITÀ:
PROGETTO ARCHITETTONICO
Studio Athesis
Arch. Damiano Zerman
con Dario De Grandis


COLLABORATORI
Alessandro Merigo
Gianpietro Rinaldi


DIREZIONE LAVORI E SICUREZZA
Ing. Davide Osanni
direzione cantiere: Paolo Osanni
pratiche catastali e rilievi topografici: geom. Marco Migliorini
PRIMO PIANO DI RECUPERO
Arch. Roberto Facincani


CONSULENTI
Strutture: ing. Giampiero Marchetti
Imp. elettrici: p.i. Mirco Mattioli
Imp. meccanici: ing. Loris Bisighin


DATI DIMENSIONALI
Sup. lotto: 3400 mq
Sup. coperta: 1600 mq
Volume: 18000 mc
CRONOLOGIA
Progetto: 2011/2012
Realizzazione: 2012/2013
Impresa opere edili:
Osanni S.a.s.


Serramenti:
Uniform


Opere in ferro:
Silvio Sbambato


Impianti idraulici:
I.T.S. F.lli Manzani


Impianto elettrico:
Fdm energie s.r.l.