Frammenti di un discorso nel luogo

Una residenza nel paesaggio collinare nei pressi di Valeggio è il frutto di un serrato dialogo nel tempo tra architetto e committente, progetto e costruzione, disegno e materiali

Testo: Federico Randoli
Foto: Diego Speri
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Esistono delle architetture che possono essere “raccontate” attraverso il loro iter progettuale fatto di schizzi, rendering e disegni esecutivi. L’immagine di progetto definita a priori sulla carta prende corpo, e talvolta ci si trova a osservare l’opera compiuta riflettendo sul perché nonostante la perfetta esecuzione del progetto e la bellezza dei disegni iniziali si percepisca la mancanza di qualcosa. “La mia casa del farmacista… finché è rimasta un disegno ha avuto un buon successo di critica. Una volta costruita, si è verificato nei suoi confronti una specie di rifiuto generalizzato che a mio avviso è motivato proprio dalla fuoriuscita di quella casa dal foglio di carta” (Franco Purini).

Esistono invece delle opere di architettura che non si prestano necessariamente a essere descritte, fotografate e impaginate sulle riviste. Sono opere che prima ancora di essere pensate e disegnate, sono emozioni e sensazioni radicate nelle viscere del progettista, grazie a una profonda conoscenza del luogo e alla consapevolezza che il compito principale dell’architetto è quello di ascoltare e interpretare i bisogni della committenza all’interno di un tessuto ambientale.Ecco che l’opera compiuta non può essere unicamente soggetta a un giudizio riguardante i canoni estetici e formali della sua immagine finale, ma si presta anche a essere raccontata attraverso sensazioni ed emozioni che scaturiscono, in quel luogo, nel preciso momento in cui si viene a contatto con l’opera costruita.

La residenza progettata dall’architetto Italo Donadelli, nel paesaggio collinare nei pressi di Valeggio sul Mincio, trova riscontro in quest’ultima categoria. Questi sono i casi “fortunati” della professione. Sono il frutto di una serie di avvenimenti volontari e casuali che si succedono, grazie all’intelligenza e all’illuminazione dell’architetto e della committenza che, partecipando attivamente alle scelte progettuali, utilizzano ogni vincolo a contorno per dar vita a un progetto privo di un’immagine preconfezionata.

Premesso ciò, l’intento è quello raccontare questo progetto attraverso l’utilizzo di immagini, frammenti che ci possano ricondurre ad uno stato d’animo, quasi fossero dei piani sequenza cinematografici. Il rimando è forte: le inquadrature dei paesaggi che Luchino Visconti ha utilizzato per ambientare parte del suo film “Senso” del 1954, gli stessi scenari che fanno da sfondo a quest’opera architettonica.

Il tessuto urbano nei pressi dell’area di progetto si articola con edifici in linea e volumi isolati disomogenei. L’edificio costruito ricerca un continuum ambientale e propone la torre come elemento di dialogo tra le parti della nuova opera e le costruzioni limitrofe.
L’abitazione si compone di due corpi principali, che si risolvono distributivamente in termini tradizionali: la parte bassa contiene la zona notte a nord, mentre la cucina, il pranzo e l’annesso porticato sono volti a sud. Nella torre si articolano, su più livelli, le varie funzioni della zona giorno. Il messaggio chiaro dell’architetto Donadelli ci induce a riflettere sulle necessità e gli stati d’animo dell’uomo durante la sua quotidiana esistenza, bisogni che richiedono spazi diversi, distribuiti verticalmente, negando una concezione della vita forzatamente “open space”.

In coerenza con la filosofia animistica del progetto, l’architetto e la committenza hanno utilizzato materiali fortemente evocativi: il legno di Cedro, la pietra di Vicenza, il porfido e l’acciaio cor-ten. Rivestimenti ritenuti ideali per rappresentare, in un’unica soluzione, la volontà di essere parte del luogo, e allo stesso tempo l’esigenza primaria di proteggersi dagli elementi della natura.
Ogni materia trova il suo preciso collocamento traendo spunto da questo profondo pensiero. Ecco che allora il legno riveste la parte sud-ovest della villa, quella più “asciutta”, mentre spetta alla pietra di Vicenza il compito di ricoprire i prospetti nord-est. Gli smolleri di porfido grigio rendono la torre austera; una rimembranza cromatica della trama lapidea che rivestiva, l’ormai crollata, torre campanaria di Valeggio sul Mincio.

La materia invecchia in simbiosi con l’uomo, il tempo che trascorre diviene un fattore attivo della composizione architettonica, la presa di coscienza da parte del progettista, di non poter fermare un processo inevitabile. Allo stesso modo lo scultore Pino Castagna modella il cemento e le lamiere di acciaio cor-ten realizzando l’ingresso all’abitazione. Tagli profondi, pieghe, rughe, e tondini di ferro arrugginito che si confondono con i rami degli alberi, nella precisa volontà di legare indissolubilmente l’individuo al suo ambiente.

Un concetto, quello di costruzione che si modella nel tempo, ribadito anche dai periodi di realizzazione dell’opera. Sono passati vent’anni da quando i committenti hanno deciso di intraprendere un cammino comune con l’architetto.

In questo lungo periodo, a intervalli più o meno regolari, l’idea inziale si è evoluta, ampliata e si è stratificata, quasi a voler adattarsi quotidianamente alle nuove necessità della vita.
A tal proposito, in seguito al primo impianto della residenza, ha preso corpo l’idea di un ampliamento, in parte ipogeo, che prevede, oltre alla rimessa per le auto, anche una serie di attività ricreative, tra cui una vasca natatoria.
Ad oggi, ascoltando Italo Donadelli mentre descrive il suo operato, si percepisce che il processo ideativo non è ancora del tutto terminato.
Un percorso al monumento da completare, l’idea di un museo-galleria, forse una nuova residenza… Nell’uscire dal suo studio scorgo sul tavolo un piccolo plastico, appena abbozzato, chiedo spiegazioni; è un’ulteriore proposta di progetto? L’architetto annuisce, sorride: “Vedremo se i committenti mi seguiranno!”

LOCALITÀ:
PROGETTO ARCHITETTONICO
Arch. Italo Donadelli


COLLABORATORI
Arch. Loretta Sacconelli
Arch. Cristiano Comini
Arch. Lucia Speri
Arch. Martina Rocco
Ing. Andrea Vesentini


CONSULENTI
Ing. Nicola Di Palma
Prof. Pino Castagna
Prof. Alessio Tasca e Lee Babel
Arch. Fabio Pasqualini
DATI DIMENSIONALI
Sup. lotto: 3400 mq
Sup. coperta: 1600 mq
Volume: 18000 mc


CRONOLOGIA
inizio progetto: fine anni ’90
abitabilita’: 2001


Impresa opere edili:
Impresa Zamboni
Impresa Cressoni
Opere in legno:
Falegnameria Zinelli
Opere in ferro:
Officine Nadali


Pavimenti in legno:
Bruno Barboni


Impianti idraulici:
Bertaiola


Impianto termico
La Termica


Impianto elettrico:
Rino Dussin
Impresa Tola